Si chiama “Il risveglio interiore” (AIPAC Editore) l’ultimo libro di Franco Nanetti, psicologo, psicoterapeuta, counselor clinico e docente presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Urbino, che sarà ospite mercoledì 20 gennaio della serata “A spasso con i libri”, promossa dal Lions Club Rimini Host in collaborazione con l’Associazione Itaca, nell’ambito del ciclo d’incontri “Mercoledì da Leoni”. Lo abbiamo incontrato.
Come nasce “Il risveglio interiore”?
“L’idea è quella che si superi la sofferenza superflua – spiega Nanetti – perché noi viviamo in due dimensioni: una sofferenza reale, che potremmo chiamare il dolore, e una sofferenza superflua, che è quella rappresentata dall’idea fondamentale di volere una realtà diversa da quella che si vive. Da qui nasce la tendenza a rimuginare e un’altra tendenza rappresentata dal “quando”: quando accadrà questo, quando accadrà quello… Tutta la nostra mente rimugina quindi su un passato che sarebbe dovuto essere diverso e su un futuro fatto di eventi che non sempre accadranno. E questa è la causa della nostra maggiore sofferenza. Come si supera questa sofferenza? Si supera attraverso l’accettazione incondizionata: occorre guardare la realtà per quello che è, senza volere nulla di diverso. Questo non vuol dire essere indifferenti, bensì vivere senza avere un atteggiamento di intransigenza, di fastidio, ma con un atteggiamento d’animo improntato alla pace interiore.
Risveglio interiore significa allora liberarsi da quella tendenza a rimanere schiacciati dal negativo del nostro passato: vedere che c’è una realtà diversa da quella che noi viviamo costantemente. Significa passare da un ego che si ribella sempre ad un sé più profondo che coglie la pace in ogni cosa, perché ogni cosa è un insegnamento, sia una malattia che un fallimento. Tutto quello che accade ci trasforma, io lo accetto per offrirmi l’opportunità di apprendere qualche cosa.
Sì alla sofferenza insita alla vita, no alla sofferenza superflua. Per liberarsi dalla sofferenza superflua occorre mettere in atto un risveglio interiore, liberarsi da questo eccesso di sofferenza. E come si fa? Con la consapevolezza, acquisendo una consapevolezza più profonda in cui vediamo che tutto ciò che ci accade può essere visto in maniera diversa”.
Il titolo è lo stesso di un noto romanzo di Lev Tolstoj. Una scelta o una casualità?
“Questa volta è una casualità, anzi è bello che me lo abbia ricordato. Non vorrei mai prendere il posto di Lev Tolstoj o perlomeno potrei farlo solo dopo essermi inchinato dieci volte, usurando le mie ginocchia, al cospetto del grande maestro russo della narrativa”.
A chi è rivolto il libro?
“È un libro per tutti, non è per gli specialisti o per gli addetti ai lavori in genere. Nella prima parte del volume io parlo del modo in cui è possibile liberarsi dal rimuginìo mentale. Ci accadono tante cose e nella maggior parte dei casi non viviamo l’attimo presente, ma ci sono delle voci dentro di noi che ci fanno stare male. Pensiamo alla malattia: quando alziamo la nostra risposta immunitaria? Quando non ci abbattiamo, quando non pensiamo a quanto accaduto. Bisogna sfidare Crono, il dio del tempo: io non voglio vivere nel passato né nel futuro, ma voglio vivere il presente. Noi invece spesso viviamo il presente carico di questa opacità, di questa fuliggine del passato, come se voglia continuare a tormentarci”.
Nel libro si parla anche di paura.
“Il grande tema della paura lo viviamo anche in questo momento di covid. Esistono due tipi di paura: una paura sporca e una paura pulita. La paura pulita è insita nella condizione dell’essere umano, che desidera sopravvivere a sé stesso. È normale avere paura, la paura pulita è quella che fa i conti con la realtà. La paura sporca è quella che non si attiene invece alla realtà, non esamina con chiarezza quello che potrebbe accadere, ma tende a creare eccessi. Sia la negazione che l’eccedenza di paura sono due dimensioni che hanno a che fare con la paura sporca. Ci sono per esempio persone che hanno crisi di panico, che sono angosciate dall’idea che il partner le possa abbandonare, o che temono le critiche perché secondo loro possono fargli perdere il lavoro. Bisogna disciplinare la paura pulita, prenderla come una necessaria risorsa per avere una sorta di visione chiara della realtà e poter sempre essere adeguati.
La paura sporca è legata a due tipologie di pensiero: la prima è tipica di chi vive nell’assoluta dipendenza di qualcosa (il partner o una condizione di vita che mi fa percepire felice, adeguato). Appena perdo questo qualcosa entro nell’angoscia. Nel libro riporto un bellissimo racconto del Buddha. Mentre parla con i suoi seguaci passa un uomo che dice: “avete visto le mie mucche?” Era angosciatissimo. Quando va via Buddha dice ai suoi allievi: “fate in modo che nessuno di voi debba essere preoccupato per le proprie mucche”. Non bisogna essere troppo aggrappati a qualcosa. Vivere sapendo che quello a cui ci attacchiamo porta troppa sofferenza. Non bisogna neanche essere troppo ossessionati dall’idea della salute. Nel Vangelo c’è scritto: “chi cerca troppo la sua vita la perderà”. Vuol dire che tutto ciò a cui siamo avvinghiati non ci porterà che sofferenza. Bisogna invece vivere la vita con un senso di leggerezza. Questa è una delle tante strade che dobbiamo percorrere. Stiamo troppo male talvolta per cose inutili, che non ci servono. Non ci aiutano a vivere meglio. Anthony de Mello, grande maestro di spiritualità, ha scritto: “il segreto della vita è camminare dentro essa con un bagaglio leggero”. Non appesantiamola di tutto.
La seconda tipologia di pensiero per contrastare la paura sporca è non vivere mai dentro questa logica della catastrofizzazione perché tutto è impermanente, tutto fluisce. Per questo mai legarsi alle cose perché tutto è in prestito, tutto passa. Anche un forte dolore se sappiamo guardarlo con lo sguardo dell’impermanenza passa. Questo è un grande atteggiamento che ci aiuta, lo troviamo sia nel vangelo con Gesù che dice: “siate come uccelli” che nel buddismo e in altre religioni. Non serve che impariamo tante cose, serve che impariamo le cose che ci servono a vivere meglio, a stare più sereni, a essere degli individui pacificati. Imparare a vivere nella paura pulita senza cadere negli eccessi della paura sporca”.